Ripartiamo, dunque, dall’articolo precedente dove abbiamo visto come usare l’assertività per esprimere i propri bisogni, ampliando la definizione per definire quando e in che modo utilizziamo una comunicazione assertiva. Per chi non l’avesse letto, consiglio di andare a ripescarlo prima di continuare la lettura.
L’assertività è un modo di prendersi cura di sé che, attraverso la comunicazione onesta con noi stessi e gli altri, assicura che i bisogni e i diritti di tutte le persone coinvolte siano tenuti in considerazione e onorati.
Esprimersi utilizzando una comunicazione assertiva vuol dire essere, sì, gentili, ma non troppo. Quando è troppo? Quando affermiamo che “non c’è nessun problema” ed invece c’è, quando diciamo sì mentre vorremmo dire no… vi suona familiare?
Questo negare noi stessi, col tempo, porta a molti problemi. Persino di ordine fisico, perché spesso chi non si concede di riconoscere e soddisfare i propri bisogni si trascura anche sul piano fisico. Essendo costantemente impegnato a fare per gli altri, non si concede il tempo per una pausa, per fare movimento, per dormire quanto avrebbe bisogno, per mangiare sano, per ritagliarsi tempi di riposo e piacere, e così via. Ma restando sulle conseguenze a livello psicologico ed emotivo, la conseguenza numero 1 di una mancata assertività protratta nel tempo è la depressione. La persona non assertiva spesso si sente una vittima e si sente molto sola. Sente che nessuno la conosce veramente, il che probabilmente è vero.
Ma perché? Perché spesso non dice a nessuno come si sente, neppure sa lei stessa come si sente!
Apriamo una parentesi sul prendersi cura di sé, perché ha a che vedere con l’essere assertivi ed è fondamentale. Non è un capriccio, non è per chi può, per chi ha i soldi e il tempo. Soprattutto non è egoista! Dovrebbe essere tra le nostre priorità quotidiane. Spesso veniamo cresciuti senza che ci venga insegnato, né abbiamo avuto modelli da cui imparare. Ma come molte volte nella vita, possiamo impararlo da noi, dandoci forza e coraggio, ricordandoci con amore tutti i giorni che è fondamentale. Se fate fatica a farlo per voi stessi, fatelo per i vostri figli, che imparano guardandovi. Ritagliatevi il tempo per un riposino sul divano, per una camminata nel verde. Spegnete il telefono per un paio d’ore, magari alla sera. Non spremetevi troppo, non trascurate un raffreddore, non continuate a rimandare quella cosa che sapete vi farebbe bene. Questi sono solo esempi: ad ognuno il suo modo di prendersi cura di sé.
Quindi, andando sul pratico: la vicina di casa suona alla porta proprio quando voi vi eravate messi sul divano per un quarto d’ora prima di dover poi andare a prendere i bambini a scuola… non avete con lei appuntamento ed immaginate che voglia un favore di qualche tipo, ma per voi quei 15’ di relax sono preziosissimi, perché non potrete più staccare fino a tarda sera.
Come si può gestire assertivamente questa situazione? Come possiamo, gentilmente, onorare i nostri e i suoi bisogni? Si può, certo, non aprire la porta (Sapete che potete farlo? Sapete che potete non rispondere al telefono? Sapete che potete non rispondere immediatamente ai messaggi?).
Ma un modo ancor migliore e più assertivo è quello di aprire la porta, ascoltare la richiesta della vicina e, una volta chiaro che non è un’urgenza, spiegarle con gentilezza che sarete felici di aiutarla dopo cena o il giorno dopo, perché adesso davvero non potete.
Poi richiudete la porta e prestate attenzione al vostro corpo e/o a dove va la mente: vi sentite in colpa? Possibile. Chi non è abituato a dire no e a far rispettare i propri bisogni può avere inizialmente dei contraccolpi notevoli e sentirsi cattivo ed egoista. Abbiate fiducia nel processo, col tempo sentirete intimamente che state facendo la cosa giusta.
Ora, questo siparietto era volutamente semplice. Ma potete sostituire alla vicina di casa: 1) il vostro capo, da cui non vi sentite rispettati 2) vostro marito/moglie, da cui vorreste un po’ più di aiuto 3) i vostri fratelli, amici, colleghi… teoricamente chiunque e per le questioni più disparate.
Inizia, mi auguro, ad esser più chiaro perché l’assertività è essenziale. È alla base della salute mentale, della felicità vera e rende possibile l’intimità nelle relazioni, perché crea lo spazio per l’onesta reciproca.
Utilizzare una comunicazione assertiva vuol dire rimettersi in contatto con i propri sentimenti e trovare il coraggio per condividerli con gli altri. E’ un modo nuovo di vivere nel mondo e sentirsi finalmente ascoltati e rispettati, perché prima di tutto siamo noi ad ascoltare e rispettare noi stessi. E così facendo diventiamo un modello per gli altri ed in maniera indiretta insegniamo loro come vogliamo essere trattati.
Nella comunicazione assertiva le relazioni cambiano: diventano scambi più equi, in cui entrambe le parti si mostrano e si sentono accolte per come sono, in cui entrambe danno e ricevono. E qualora qualcuno, là fuori, non accettasse il nostro cambiamento… potremmo esser noi stessi a scegliere di lasciarlo indietro. Questo scenario potrebbe risvegliare paura, vero? È comprensibile. Di fatto, la paura è uno dei motivi per cui non ci permettiamo di essere assertivi. Affronterò la paura più approfonditamente in un futuro articolo, ma per il momento basta dire che durante un percorso verso l’assertività emergeranno paure e sarà utile e necessario affrontarle per poter procedere. Una volta affrontate e riconosciute per quel che sono liberemo la via per un cammino molto più agevole e pieno di gioia.
Per concludere, aggiungo qualche altra domanda da farsi per capire se faremmo bene a sviluppare l’assertività:
E, all’altro capo del filo,
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Nell comunicare al marito una decisione ancora in fase progettuale e cnq personale bisogna dire tutto ? Ossia i come è i perché? O detto il progetto è lecito aspettarsi sue donande su l mio progetto? ?
[…] Business Insider […]