Sarà capitato a tutti noi di concederci una fetta di torta o un pacchetto di patatine, dopo una giornata stressante, o ancora, andare al ristorante preferito, dopo aver ricevuto la tanto agognata promozione a lavoro. Mentre concedersi, di tanto in tanto, delle piccole ricompense alimentari può essere piacevole e confortante, trasformare questo gesto in un’unica e rigida routine, può diventare problematico. In quest’ultimo caso di parla di fame emotiva.
E’ possibile individuare 3 indicatori:
Ci sono molte ragioni per cui il cibo ci appare così confortante, generando una fame emotiva:
Chimica. Quando si è stressati, il corpo è invaso dal cortisolo, l’ormone dello stress, che ci può indurre a desiderare carboidrati, zuccheri e grassi. Il cibo, infatti, interviene a placare i cambiamenti chimici a cui è sottoposto il nostro corpo, quando siamo stanchi e stressati. Il cioccolato è un ottimo esempio.
Distrazione e credenze. Mangiare può essere piacevole fonte di distrazione e può essere utile per deviare la nostra attenzione da problemi ed emozioni negative. Si può anche essere indotti a credere che mangiare può alleviare il dolore ed altri stati d’animo difficili da gestire. Molti annunci pubblicitari, marciano su questo aspetto, evidenziando il “valore terapeutico” del prodotto sponsorizzato (“acquista le caramelle x e sarai felice!”)
Convenienza e divertimento. Viviamo in una società che ci porta a prediligere le cose facili e convenienti. I distributori automatici e i ristoranti fast food, in questo senso, sono sempre a portata di mano quando andiamo di fretta. Inoltre, per molte persone non è facile tollerare emozioni quali ansia o noia e cucinare e mangiare, sono sicuramente dei modi piacevoli e divertenti di trascorre il tempo.
Fortunatamente, è possibile interrompere il circolo vizioso della fame emotiva. Ci vuole pratica e impegno per ricercare nuovi modi per calmare e lenire i propri stati d’animo. L’obiettivo è quello di “resettare” il cervello e identificare nuovi comportamenti per distrarsi e confortarsi.
Fase uno: sii consapevole
Gran parte delle persone vittima di fame emotiva, mangiano in maniera meccanica, senza rendersi conto di cosa, quanto e come stanno mangiando. Prima di iniziare a cambiare questo tuo modo di fare prova a chiederti: in quale posto mi sento particolarmente sotto stress? In ufficio? A casa, a notte fonda? Sei da solo? Ogni volta che mangi, inoltre, domandati: su una scala da 0 (poco appetito) a 10 (tanto appetito) quanta fame ho?
Se il tuo voto è compreso tra 6 e 10, è probabile che tu sia fisicamente affamato. Un voto basso, invece, dovrebbe farti riflettere: sto mangiando perché…
Fase due: sostituisci
Se ti sei reso conto che il cibo rappresenta la tua unica e sola modalità di gestione delle emozioni e dello stress, è arrivato il momento di allargare orizzonti. Prova a stilare una lista di tutte le attività che potresti fare al posto di rifugiarti sul cibo. (per maggiori approfondimenti consulta il video: esercizio del numero 5)
Fase tre: esercizio
Nessuno dice che sia semplice interrompere questa dinamica ma è anche vero che esistono tante strategie per imparare ad acquisire una maggiore consapevolezza di se stessi e delle proprie emozioni: tecniche di meditazione, di mindfull eating, attività sportive o ricreative, l’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma senza la motivazione concreta a cambiare, ciascuna di esse, rischia di essere inefficace.
E tu quanto sei motivato a cambiare? Scoprilo con questo test.
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[…] un precedente articolo sulla fame nervosa, ho illustrato il circolo vizioso di emozioni negative nel quale entrano le persone che ne sono […]