I Disturbi alimentari come anoressia, bulimia, binge eating sono patologie complesse, la cui formazione dipende da tutta una serie di fattori (biologici, psicologici, sociali, familiari, culturali).
Non è semplice individuare la causa ben precisa della formazione di un disturbo alimentare ma, esistono una vasta gamma di strumenti e strategie che una persona può sviluppare e apprendere per fare propri comportamenti alimentare sani ed equilibrati e per ridurre quelli disfunzionali. Tra questi strumenti, uno molto importante è la capacità di auto-consolarsi.
Self-soothing, letteralmente auto-conforto, è un costrutto elaborato all’interno del ramo della psicologia del sé e della teoria dell’attaccamento.
Secondo queste teorie con auto-consolazione si fa riferimento alla capacità di ciascuno di saper regolare i sentimenti, vale a dire, saper gestire e temperare emozioni forti come rabbia, irritazione o eventi stressanti o particolarmente noiosi.
Lungo tutta l’infanzia riceviamo cure e conforto dalle nostre principali figure di accudimento. Se il genitore è stato sufficientemente bravo a rispondere ai bisogni fisici ed emotivi del bambino, offrendogli diversi modi per consolarlo, ci saranno buone possibilità che questo diventi un adulto con un senso si sé sano ed una buona autostima. Nel corso dello sviluppo o ancora quando l’adulto di riferimento –per qualsiasi motivo (assenza fisica, disattenzione, incomprensione ecc…)- non è presente per consolare il bambino, quest’ultimo imparerà gradualmente a consolarsi da solo, attraverso semplici gesti (succhiarsi il pollice, portarsi dietro una copertina o un peluche ecc…). Crescendo le persone acquisiscono, accanto alle modalità consolatorie passate (che si attivano anche inconsapevolmente), nove modalità di consolazione: coltivare un hobby, leggere, uscire con gli amici ecc…Queste e molte altre attività, possono svolgere un importante ruolo nella vita di ciascuno di noi, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo particolarmente tristi o vulnerabili.
Se in passato, un genitore ha usato il cibo come unica modalità consolatoria (e non solo, anche per “premiare” eventuali dei buoni risultati), può succedere che il bambino, da adulto, di fronte al primo ostacolo, sia portato- in maniera più o meno inconsapevole- a usare il cibo come mezzo principale per lenire il dolore o per premiarsi dopo aver raggiunto obiettivi importanti.
In un precedente articolo sulla fame nervosa, ho illustrato il circolo vizioso di emozioni negative nel quale entrano le persone che ne sono colpite:
“sono triste, mi consolo col cibo, mangio senza controllo, sono ancora più triste e frustrato di prima perché ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare ed ho mandato all’aria la dieta che avevo appena iniziato, sono proprio una nullità”
Sulla scia di tali pensieri ed emozioni, chi è vittima di fame nervosa o di binge eating, può avere grosse difficoltà a trovare dei modi alternativi al cibo per consolarsi, dal momento che il cibo rappresenta per loro “croce e delizia” al tempo stesso: “mi consolo col gelato e mangio fino a star male, tanto non valgo niente e ormai tutto è perduto.”
L’apprendimento di capacità di auto-consolazione varie ed equilibrate, è uno degli aspetti cruciali del coaching alimentare integrato da me proposto.
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