Per quanto nel linguaggio comune si tenda ad utilizzare quasi come sinonimi la paura del cibo e il concetto dei trigger alimentari, ad un’analisi approfondita emergono profonde differenze tra i due costrutti.
Non è inusuale, per un individuo con un disturbo alimentare, dover far fronte ad entrambi o ad uno dei dei due costrutti in questione.
Una modalità comportamentale tipica dell’anoressia nervosa, in particolar modo agli esordi del disturbo, è l’eliminazione sistematica di un numero sempre più vasto di alimenti. Allo stesso modo chi si imbarca in una dieta fortemente restrittiva, comincia a vietarsi i grassi, lo zucchero bianco, la farina bianca, il pane, le proteine animali, etc.
In pochissimo tempo, questa dieta potrebbe diventare ulteriormente restrittiva e contribuire a sviluppare un meccanismo automatico che le porta a discriminare i cibi che può mangiare, da quelli che non può mangiare. Proprio nei confronti di quest’ultima categoria, la persona inizia a sviluppare una vera e propria paura del cibo. Patatine fritte, caramelle, hamburger sono solo alcuni esempi di categorie di cibi che innescano una reazione di paura e preoccupazione.
La paura nei confronti del cibo è molto intensa e avvertita come reale e minacciosa per la salute e la linea della persona. In casi molto gravi di disturbi alimentari come l’anoressia, la persona può arrivare a pensare (e quindi a credere) che, semplicemente toccando una caramella, potrebbe aumentare di peso.
Conoscere quali sono i cibi che la persona teme e l’ansia che questi scatenano, è una tappa fondamentale all’interno di un percorso psicoterapeutico finalizzato al superamento del disturbo alimentare.
I trigger alimentari rappresentano un fenomeno molto comune in coloro che sono alle prese con la bulimia nervosa o il binge eating. Come nelle dipendenze, il fenomeno del craving (l’impulso ad abbuffarsi) è stimolato da tutta una serie di fattori associati al mangiare compulsivo, elementi capaci di svolgere un vero e proprio ruolo “trigger”, cioè “grilletto”, che innescano un meccanismo di condizionamento a mangiare senza alcuna forma di controllo. Il cibo, all’interno di disturbi quali bulimia e binge eating, svolge proprio il ruolo trigger appena descritto. Patatine, cioccolato, gelati, dolci e tanti altri alimenti, sono in grado di innescare il desiderio impellente di abbuffarsi.
Una volta che una persona con una “dipendenza da cibo” consuma un alimento che rientra nella categoria dei trigger alimentari, finirà con l’abbuffarsi in maniera incontrollata, consumando, molto probabilmente, anche altri cibi.
Anche se l’abbuffata si accompagnerà e si concluderà con un profondo senso di vergogna e disgusto, la persona non è assolutamente in grado di fermarsi.
Attraverso particolari interventi specifici, quale ad esempio, il training alimentare integrato, l’uso di tecniche quali la mindful eating ed esercizi utili ad una presa di consapevolezza dei propri stati emotivi e fisici, si aiuta la persona a gestire i trigger alimentari e a recuperare un rapporto equilibrato col cibo e a evitare che questo diventi la modalità privilegiata per “confortarsi e proteggersi” dai problemi della vita quotidiana.
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